Roma, Terme di Caracalla – Carmen

Roma, Terme di Caracalla – Carmen Like this

Applaudita protagonista qui come all’esordio cinque anni fa dello spettacolo, il mezzosoprano Veronica Simeoni trasforma la sigaraia e zingara selvaggia in donna volitiva, libera e moderna. La sua Carmen scalza, in camicetta limone annodata all’americana e in pinocchietto jeans è una femmina disincantata che ben conosce gli uomini e i meccanismi mercenari della società circostante, sia pur conservando come rimossa in segreto una propria, purissima autenticità (la bambina di bianco vestita che le si avvicina nei punti di snodo drammaturgico-affettivo). Di conseguenza, canta l’habanera con voce acuminata e sinuosa musicalmente andando dritta al sodo e, nell’inneggiare all’amore libero, va accostando coppie omosessuali, si rotola o si adagia su mucchi di altri corpi. Per la Seguidilla, giocata in provocazione avvolgente sia nel gesto che nel canto, sfila via la camicetta e resta in reggiseno bordeaux per lavarsi con acqua vera dal fango e per sedurre irreversibilmente il brigadiere Don José sigillando il tutto con un vero, infinito bacio. E se magari avrebbe potuto spingere di più sulla Chanson bohème intonata come tra sé alla taverna di Lillas Pastias, dove arriva in ape vestita di rosso a mo’ di odalisca-gitana con serpente al collo per poi esibirsi tra pali e cubi in lap-dance con le sue compagne Frasquita e Mercédès, a seguire è pari a un giro di vite in crescendo. Nel duetto in coda all’atto II interviene con la sua ampia estensione e con una miriade di esposizioni espressive, cantando, impennandosi, facendo impertinente il verso alla ritirata con schegge recitate da mélodrame.

 

23 Luglio 2022

Paola De Simone – connessiallopera